
Un mondo inclusivo prevede la possibilità di accesso a tutti i luoghi, fisici o virtuali, e ai servizi anche alle persone che non potrebbero, in presenza di determinate barriere.
Barriere architettoniche piuttosto che barriere nell’utilizzo universale di PC, nuove tecnologie o nell’ uso di software e app da parte di tutti i potenziali utenti, indipendentemente dalle loro diversità, sono divenute motivo di particolare attenzione della moderna progettazione globale, in tutti i campi, per poter rispondere alle nuove esigenze di universalità.
L’articolo 2 della Convenzione Onu definisce il concetto di “Progettazione universale” come progettazione (e realizzazione) di prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate.
La “Progettazione universale” non esclude dispositivi di ausilio per particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari.
L’articolo 4 obbliga quindi gli Stati aderenti “…ad intraprendere o promuovere la ricerca e lo sviluppodi beni, servizi, apparecchiature e attrezzature progettati universalmente, come definito nell’articolo 2 della Convenzione, le quali dovrebbero richiedere il minore adattamento possibile ed il costo più basso per venire incontro alle esigenze specifiche delle persone con disabilità, e promuovere la loro disponibilità ed uso, incoraggiare la progettazione universale nell’elaborazione degli standard e delle linee guida”
Questo paradigma ha radicalmente modificato l’approccio metodologico con il quale, nel passato, poco o nulla era considerato, programmato o realizzato nel principio della progettazione universale, rispondendo, invero, quasi esclusivamente a criteri tecnici di settore o di processo comunque sganciati dalla funzione di prospettiva e di utilizzo universale finale di beni, attrezzature, apparecchiature o servizi ad uso comune.
Tuttavia, nonostante una maggiore sensibilità teorica sul tema, permane una resistenza culturale operativa diffusa, non già genericamente o specificatamente antitetica al concetto, quanto impreparata che ancora oggi trasversalmente attanaglia quasi tutti i settori, disattendendo di fatto all’obbligo internazionale assunto anche dall’Italia (Legge 18/2009) ed alle esigenze delle persone con bisogni speciali o con disabilità.