La rivoluzione del welfare passa attraverso la rete del terzo settore

La Rete delle Organizzazioni dell’Area della DisabilitàROAD  ne traccia il percorso con i ‘Dialoghi con la comunità’ . Rivoluzionare la concezione stessa del welfare, applicando alla progettazione sociale una svolta “dal basso”, ottenuta attraverso la costituzione di una rete di associazioni del terzo settore in grado di recepire direttamente i bisogni. Questo l’ambizioso obiettivo che le Organizzazioni dell’Area della Disabilità, con il contributo della “Fondazione con il Sud”, hanno inteso raggiungere con il seminario formativo “Dialoghi con le comunità – Progettazione sociale partecipata e rete collettiva nel Terzo Settore”, svoltosi lo scorso 26 ottobre presso la Sala Polifunzionale della Fondazione Opera SS. Medici. Un vero e proprio momento di formazione che si inserisce nell’ambito del progetto “Il percorso comune: Bitonto, comunità attiva e solidale”.

Autorevoli gli ospiti che hanno relazionato sull’argomento. A partire dalla dottoressa Rosanna Franco, presidente Centro Servizi Volontariato San Nicola, secondo cui è imprescindibile “lavorare in rete per mettere a sistema energie umane in modo intelligente ed efficace. Fondazione con il Sud da due anni, con una serie di bandi, favorisce proprio questa unione”. Il presidente dell’associazione Più Valore Onlus, Angelo Caldarola, è certo della necessità di “attivare un percorso comune che segni, in prospettiva, nuove modelli nelle politiche sociali.

Ma è necessario vivere la comunità in maniera partecipata, senza delegare alle istituzioni e alla politica la creazione di questi meccanismi”. Anche per la dirigente dell’ufficio politiche sociali della provincia di Bari, Rosanna Lallone, si deve “rinunciare all’esasperazione del concetto della delega, che è la causa della situazione in cui siamo”. Forte dalla Lallone l’invito a partecipare alla costituzione degli strumenti di sostegno sociale ma “non per sostituirsi allo Stato ma per affrontarli in partnership.

I progetti devono partire da chi ogni giorno combatte sul territorio e conosce bene i bisogni della gente”. Sulla questione il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio ha posto l’accento sulla “impossibilità da parte degli enti locali e degli ambiti sociali di far fronte alle esigenze del territorio, a causa degli enormi tagli dei trasferimenti statali”. Ognuno deve fare però il suo, senza cadere nell’errore della Regione che “non ha riprogrammato i piani sociali di zona in scadenza, lasciando i comuni nella impossibilità di sapere quali servizi implementare e quali ridimensionare”.

Agire in rete per il primo cittadino vuol dire “prendersi delle responsabilità comuni. Per questo daremo vita al primo bilancio partecipato, dicendo chiaramente le risorse, mettendoci al servizio delle scelte fatte dalla rete”. Su questo aspetto Caldarola ha però voluto rimarcare di come, “in passato, la rete raramente abbia trovato apertura dalle istituzioni ai suoi contributi”. “Anche Bitonto è evidente un processo di tribalizzazione – denuncia il rettore della Basilica don Ciccio Savino – le reti, se non sono in funzione della costruzione di una comunità, cadono in un neocorporativismo pericoloso.

E su Bitonto ci sono segni del neocorporativismo. C’è deficit culturale di mentalità e la risposta deve essere la collaborazione tra realtà no profit, realizzando un circolo virtuoso”. Essenziale il contributo fatto giungere dal prof. Giuseppe Elia, preside della facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bari, seppur assente al consesso, che ha rilevato “la grande preparazione e professionalità dei soggetti attivi del territorio, che dimostrano di saper fare rete, mitigando le conseguenze delle minori possibilità delle istituzioni nel campo del sociale. Bisogna andare oltre la dimensione narcisistica di ognuno. Punto di partenza l’analisi efficace dei bisogni della comunità, quindi l’attivazione degli strumenti concertativi previsti, formalizzati attraverso il percorso responsabile di programmazione del Piano Sociale di Zona”. Fausta Scardigno, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università di Bari, mette in guardia di come “la partecipazione dal basso non esiste, se a fronte di questo stile non si mettono in moto gli strumenti idonei. Come gli strumenti di ricerca sociale per imparare ad ascoltare le comunità e raccogliere i bisogni per portarli nelle cabine di regia della politica. Bisogna andare sul territorio, sporcarsi le scarpe, non fare analisi su dati empirici”. A rappresentare l’Asl Bari è il direttore sanitario dell’Azienda dott.ssa Silvana Melli decisa a migliorare il “raccordo tra direzione sanitaria, istituzioni locali e terzo settore. Che è un valore aggiunto per aiutare i tecnici a migliorare i servizi, che devono essere organizzati in rete. Ma serve un salto in avanti, innanzitutto culturale”.

L’assessore al welfare del comune di Bitonto Franco Scauro condivide che “il percorso comune intrapreso sia mirato a prendere in carico le persone fragili attraverso strumenti idonei. Necessario un migliore raccordo tra i protagonisti della rete di sostegno istituzionale e volontario”. “L’Amministrazione – annuncia in chiusura l’assessore all’Istruzione Vito Masciale – intende incentivare la formazione di piani educativi, culturali e formativi in tema. Accolta inoltre la proposta di sottoscrivere il protocollo d’intesa prospettato dalla rete sul tema ‘Integrazione scolastica, inclusione sociale e nuove tecnologie per la diversità’, per costituire una cabina di regia che sviluppi la collaborazione ed il coordinamento in rete tra le scuole, l’Asl, le istituzioni, gli enti e l’intero terzo settore del territorio. Perché la rete non deve essere uno slogan, ma mettersi insieme concretamente”.